Benvenuti in un nuovo viaggio targato Real Urbex, oggi vi raccontiamo la nostra esplorazione all’interno di un carcere abbandonato.
Costruito tra il 1865 e il 1860 la struttura è composta da un corpo centrale e quattro bracci da 350 celle ognuna.
Come potrete immaginare entrare non è stato per niente semplice…ma con un pizzico di fortuna siamo riusciti a trovare proprio l’ingresso principale.
Prima di accedere il caso ha voluto incontrassimo un signore proprio lì fuori…
Non era semplicemente un curioso, bensì un uomo che all’epoca lì dentro ci aveva lavorato! Ebbene sì, era una guardia carceraria in pensione. Dopo aver chiesto quale fosse il motivo della nostra presenza lì, si fermò per un bel pezzo a raccontarci tutte le sue giornate trascorse lì dentro.
Ricopriva un incarico da svolgere nel braccio femminile, e ci disse che lo rendeva molto triste vedere quanti bambini fossero rinchiusi lì dentro con le mamme. Svolgevano una vita non proprio così normale, ma loro non potevano saperlo in quanto piccoli. Avevano giochi, aule per disegnare e stanze dove facevano lezione così come a scuola; l’età massima consentita per rimanere con le mamme era di 5 anni e nel caso in cui ci fossero stati entrambi i genitori rinchiusi, lui aveva il compito di accompagnarli a trovarli. Purtroppo una leggerezza, o forse un estremo atto d’amore fu causa della sua sospensione dal ruolo e dal carcere. Una sola volta, nel trasporto di un minore, cambiò il percorso, forse per evitare che vedesse cose poco consone ad un bambino, e questo segnò per sempre la sua carriera. Nonostante il tempo trascorso, il suo cuore è rimasto lì dentro, motivo per cui non riesce a non tornare lì a far visita a quelle mura che racchiudono tutti i ricordi della sua giovinezza e della sua carriera troppo presto interrotta.
Sconvolgente l’ampiezza dell’edificio di cui ci stava parlando, ben 25.000 mq! Un labirinto! Pensate solo che egli stesso ci tornò in epoca di abbandono e nonostante la conoscenza del luogo si perse e fu costretto a chiedere aiuto ai vigili del fuoco per uscire.
Finito il racconto ci salutammo per proseguire la nostra esplorazione.
Tutto era aperto, l’area era talmente vasta che la curiosità prese campo mettendo da parte una cosa importante… la memorizzazione del percorso svolto.
Entrammo proprio nell’area del carcere femminile, la più bella e la più toccante…
Infermeria, giocattoli, sala operatoria e celle d’isolamento, un turbine di emozioni stava attraversando i nostri corpi.
Il tempo a disposizioni era poco, quindi girarlo tutto era pressoché impossibile e lo sapevamo; ad un certo punto optiamo per la ricerca del braccio maschile. Gira di qua gira di là intanto troviamo la sala dei colloqui con tanto di plexiglass e telefoni così come si vede nei film e le stanze delle guardie, i loro uffici. La famosa ora d’aria era svolta all’aperto oppure la si dedicava allo sport (vi era una palestra) o al gioco (biliardo). Finalmente arrivati era evidente che le celle della parte maschile non erano molto diverse dalle altre, forse un po’ più piccole e ovviamente senza giochi di bambini all’interno; di là poster di cantanti di qua calciatori e fogli pieni di poesie appesi. Una diversità sostanziale riguarda l’isolamento, tante celle con delle piccolissime finestrelle che venivano utilizzate dai prigionieri per chiamare le guardie in caso di necessità o anche solo per essere scortati in bagno. Nell’area isolamento ce n’era solo uno e in comune, mentre negli altri reparti erano strutturati come nelle caserme, quindi, tanti sanitari e docce in fila.
Che dire, un’esplorazione da cardiopalma che ci ha messo a dura prova…ebbene sì, anche noi ci siamo persi e non è stato affatto piacevole, ma alla fine siamo riusciti ad uscire!
La prigione vive in stato di abbandono dal 2005 e sarà per tutte le difficoltà che ancora possiamo dire sia ben mantenuta.
Anche questo viaggio giunge così al termine, vi lasciamo con delle immagini veramente belle e suggestive e vi aspettiamo come di consueto la prossima settimana…
Un saluto da tutto il team Real Urbex