Partenza all’alba, al primo autogrill, intorno ad una gustosa e fumante tazza di caffè si decide insieme la location che avremmo esplorato. Tutti d’accordo, tra un abbraccio e una battuta sarcastica, torniamo alle macchine, pronti per raccontarvi questa nostra avventura. Avevamo una giornata intera per raccogliere quanto più materiale possibile.
Tre ore di strada, poche? tante? non saprei, quello che di sicuro sono consapevole, è la leggerezza data da stupendi panorami e le nostre chiacchiere.
L’arrivo
Parcheggio, non proprio convenzionale, clima, umido e rigido.
Zaino in spalla, ci troviamo difronte ad una distesa di erba secca dai tipici colori invernali, il nostro cammino percorre tratti pieni di fango e in lontananza vediamo il primo piccolo edificio. La vegetazione è alta ma ormai camminarci all’interno è diventato un gioco! Quasi in fila indiana ci aiutiamo l’un l’altro ad attraversarla poiché i rami sottili secchi e flessibili, mettono in pericolo i nostri volti e soprattutto gli occhi, quegli occhi che guardano ciò che di meraviglioso è stato ormai dimenticato nel tempo.
Piccola e raccolta
Il primo della fila sottovoce ci dice che abbiamo scoperto una chiesa in miniatura e allora il passo diventa più veloce perché la curiosità è tanta.
Il portoncino di legno ormai marcio, è spalancato, e due gradini in pietra grezza ci invitano a salirli per entrare.
È una cappellina molto piccola, tanto che lì dentro tutti insieme, praticamente abbiamo calpestato l’area intera.
Le pareti sono ancora in parte affrescate così come il soffitto, i colori sono molto sbiaditi ma del resto dopo più di 40 anni in abbandono e in balia degli agenti climatici non si poteva pretendere di più. L’altare non c’è, al suo posto un muretto ormai in parte crollato,unisce a destra e sinistra due archi rettangolari fatti di pietre e marmo. Sono ancora molto belli e suggestivi, così come due putti sempre in marmo che siedono sopra entrambi. Uno è quasi completamente integro e ricoperto di polvere grezza di cemento e ragnatele, l’altro ha una gamba rotta, appoggiata su quel che rimane del muretto.
Le finestre sono disposte su due lati, da una parte alte e piccole, davanti due grandi ad altezza normale e corredate di inferriate in ferro battuto. Intorno alle grate di arrampica la vegetazione, che da questo lato dell’edificio e verde e rigogliosa. In alto e al centro della parete che le divide, c’è un bellissimo lucernario, sembra raffigurare un fiore, solo un vetro al centro è di colore rosso rubino.
Al centro del soffitto, a parte le ragnatele che dondolano per il vento, si vede benissimo l’attacco per un lampadario, che effettivamente poi troviamo riposto sul pavimento. La struttura è in ferro e i portalampada cilindrici e di colore bianco. Altri oggetti catturano la nostra attenzione, alcuni dei quali sono sicuramente stati gettati lì a casaccio, un paio di scarpe antiche ancora belle, un fasciatoio molto antico e dal design più che essenziale e due reti da letto singole, arrugginite e piuttosto vintage.
La storia del luogo purtroppo è ancora a noi sconosciuta, ma riteniamo sia stata comunque una bella scoperta.
Per oggi è tutto, il team Real Urbex vi aspetta la prossima settimana con un’altra avventura!
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