NAVI FANTASMA: Di proprietà Russa ma battono vistosamente bandiera Maltese.
Secondo stime ufficiali, nei porti italiani ci sono ben 749 relitti di navi abbandonate. In alcuni casi potrebbero essere causa di danni ambientali ma rimuoverle è un lavoro e un processo lungo e tortuoso. In questo articolo vi parleremo di un complesso di 3 navi una delle quali esplorata e fotografata in tutta la sua bellezza. Decidere di salire su quei relitti potrebbe sembrare un azione da persone incoscienti e spericolate data la difficoltà e la pericolosità, ma per un urbex ci sono posti che è necessario vedere prima che svaniscano.
Definite per la difficoltà dei nomi le tre Caravelle, la V-NICOLAEV, la VOMVGAZ e la ORENBURG GAZPROM, galleggiano indisturbate e in tutta la loro possenza in una zona esterna al porto di una città italiana (della quale preferiamo non citarne il nome). Di proprietà Russa e nello specifico della GAZPROM, le navi però battono vistosamente bandiera Maltese. Secondo racconti e fonti anche parecchio attendibili, arrivate in Italia non vennero più mosse perché dopo essere state sottoposte a controlli di sicurezza e sequestri l’armatore, ormai pieno di debiti fu costretto ad abbandonarle lasciandole lì.
Queste navi fluviali degli anni ‘80 avevano il compito di trasportare pietrame calcareo diretto poi alla Fassa Bortolo che se non erro è un’azienda che si occupa o occupava di produrre calcestruzzi per il settore edile.
Dopo una piccola parentesi storica passiamo ora all’esplorazione…delle tre decidiamo di visitare la VOMVGAZ.
Quasi come se il tempo si fosse fermato, la cabina che ci colpisce maggiormente è quella del capitano, molto grande e l’unica ad avere un bagno privato. È composta inoltre da un grande ufficio con ancora in bella vista il diario di bordo e tutti i manuali di sicurezza e navigazione. Davanti alla finestra sono messe perfettamente in fila delle piantine, ormai secche e spoglie, che ornavano questa cabina così ricca e spartana allo stesso tempo. Nel tempo trascorso vetri rotti giacciono a terra e una valanga di escrementi di uccelli ricopre un po’ ogni cosa. C’è un fetore nauseabondo, ma incuranti proseguiamo. Ad un tratto un lavandino cattura la nostra attenzione…caspita c’è un nido con delle uova dentro!! Chissà che razza di volatile nascerà…una bella foto e via si prosegue. Tanti macchinari e tanti bottoni, chissà cosa azionavano.
Durante la navigazione ovviamente l’equipaggio doveva mangiare e tenersi occupato in quel poco di tempo libero a disposizione, ecco così svelato un altro luogo di vitale importanza sulla nave…La cabina di intrattenimento! Era composta da una piccola cucina attrezzata con tutto il necessario, un bel tavolo da biliardo ormai decadente, e angolo TV . La sala comando ha anch’essa parecchi pannelli con tanti bottoni, una carta di navigazione e la postazione con radio e telefono. Non tocchiamo niente, piuttosto ci lasciamo cullare dai nostri pensieri, cercando di immaginare quando tutto era in funzione. Girando ci capita di incontrare parecchie bombole di CO2 e cosi messe in fila e sistemate hanno il loro fascino. Durante l’esplorazione troviamo una cabina per l’infermeria e percorrendo la stiva ad un certo punto curiosando dagli oblò ci accorgiamo che la parte bassa è allagata in buona parte.
Sul ponte la visuale è pazzesca! Tira vento e piove…ancora un po’ di foto alle scialuppe e gommoni ormai sgonfi firmati col nome della nave.
La nostra esplorazione volge così al termine…quasi sconvolti da questa location così bella affascinante e piena di storia ci incamminiamo verso l’auto e torniamo a casa.